Il casco rosa di Camilla: simbolo di responsabilità e di eredità ecologica



Capita non di rado, a chi decide di farsi una camminata nelle campagne intorno a Latiano, di trovarsi accanto a cumuli di spazzatura o rifiuti di vario genere, a volte anche in luoghi non propriamente remoti. Succede quindi di essere pervasi da un sentimento di profonda indignazione, misto a una forte rabbia, verso chi, talvolta anche in modo sistematico, si disfa non solo di un singolo sacchetto, ma anche di grosse quantità di rifiuti, abbandonandoli nelle campagne.

Qualche domenica fa, la solita camionata di pezzi d’auto giaceva sul ciglio della strada, sotto un albero di ulivo, nella zona tra le contrade di Capineri e Pacchiano. Man mano che ci si avvicinava, tra i rottami d’auto si distinguevano altre tipologie di rifiuti, come un frigorifero e vecchie tapparelle di plastica. Ma, una volta sopraggiunti, tra tanti rifiuti ingombranti, si notava un piccolo casco color rosa, abbellito da adesivi raffiguranti pesci, stelle e un cavalluccio marino.

Sulla parte frontale del casco, sicuramente utilizzato per proteggere una bambina mentre guidava la sua bicicletta, spiccava un nome: CAMILLA, con lettere ciascuna di un colore diverso. Tra tanta bruttura, quel casco evocava l’immagine di una bambina che pedalava felice, con quel casco così bello da essere desiderato da altre bambine. Poi la piccola è cresciuta, e il casco, ormai inutilizzato, è diventato un ingombro di cui liberarsi.

A noi piace immaginare questa bambina oggi, ormai alle elementari, come una piccola diligente, con genitori affettuosi e attenti, che curano la sua educazione con la stessa premura con cui un tempo le avevano decorato il casco rosa. Magari in classe lei è una sorta di Lisa Simpson, che segue attentamente le lezioni sull’ambiente e ha imparato che bisogna prendersene cura, perché esseri umani e natura sono strettamente legati. Sa anche che quando le persone danneggiano l’ambiente, nascono problemi ecologici che possono avere conseguenze nocive sulla salute.

Immaginiamo che la piccola ricordi ai suoi genitori come fare correttamente la raccolta differenziata, magari quando nel sacchetto della carta finisce per sbaglio un pezzo di pane. Lei ha dimenticato il suo casco rosa, con gli adesivi colorati e il nome CAMILLA. Forse crede che di quel casco non sia rimasto più nulla, che i vari materiali abbiano preso nuova forma in altri oggetti. Invece, quel casco che un tempo la proteggeva giace ora sotto un albero d’ulivo morente a causa della Xylella, tra rottami d’auto, un frigorifero rotto e vecchie tapparelle bucate. Eppure, nonostante tutto, il casco continua a emanare bellezza con i suoi colori, i pesciolini, la stella e il cavalluccio marino.

Quell’immagine del casco rosa, ancora intatto tra i rifiuti, è il simbolo di un contrasto doloroso: da un lato la bellezza dell’infanzia, della cura e dell’educazione, dall’altro l’incuria e il degrado ambientale. Forse Camilla oggi sa quanto sia importante proteggere la natura, ma i gesti irresponsabili degli adulti continuano a lasciare tracce di un passato che non si dissolve, un’impronta che inquina il presente e compromette il futuro. A noi non resta che continuare a impegnarci e sperare che le nuove generazioni, più consapevoli, possano spezzare questo circolo vizioso, scegliendo di rispettare e preservare ciò che le circonda. Perché l’ambiente non è solo il luogo in cui viviamo, ma la casa che lasceremo a chi verrà dopo di noi.




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